La demenza è una sindrome clinica complessa ad andamento ingravescente che prevede la perdita graduale di molteplici abilità cognitive come memoria, orientamento spazio/ temporale, linguaggio, capacità prassiche, abilità di ragionamento ecc.. Tale quadro è inoltre caratterizzato dalla perdita dell’autonomia, in altre parole le persone con demenza necessitano di un’assistenza sempre maggiore in quanto non è autosufficiente. Solitamente tale assistenza è fornita da un familiare, definito come caregiver, che letteralmente significa “colui che si prende cura una condizione che interessa solo la persona che ne è affetta, ma è proprio”, infatti la demenza non è una “malattia della famiglia”.
Più precisamente si parla di caregiving familiare (cargiver informale) quando chi presta assistenza appartiene al nucleo familiare, ad esempio moglie/ marito, sorella/fratello oppure il figlio/a e di caregiving professionale, quando chi presta cure è personale specializzato e abilitato, come infermiere, badante, assistente domiciliare, OSS, ecc (Scabini, Donati, 1995). Il ruolo di cura del caregiver familiare, che si assume più o meno consapevolmente il compito di assistere il proprio caro con demenza, è fondamentale ed evolve nel corso dell’intero periodo di assistenza. Chiaramente assistere il proprio caro a domicilio in maniera continuativa ha delle conseguenze sul familiare stesso per quanto concerne il tono dell’umore, l’isolamento, lo stress e sulla relazione tra familiare e paziente.
Il progetto “Un momento con Noi” promosso da ASSPIC nasce proprio dall’intento di aiutare il caregiver che si trova a dover gestire una persona con demenza in casa e che ora più che mai, per l’emergenza COVID-19, può sentire un senso di solitudine e abbandono a se stesso.